Diego Fusaro dal "Farmacia di Epicuro"

l’individualismo epicureo, lampante se guardiamo all’agnosticismo politico del nostro autore, appare notevolmente ridimensionato se soffermiamo la nostra attenzione sull’amicizia (φιλία), che egli non esita a considerare il maggior bene concesso al genere umano.

In opposizione allo Stoicismo, che vedeva nel saggio un essere del tutto autosufficiente, per Epicuro l’individuo umano non è un essere bastevole a se stesso, ma tende per sua natura ad aggregarsi ad altri individui per dar vita a una comunità di amici, coi quali filosofare e godere dei piaceri che la vita concede giorno per giorno. In questo senso, ciascuno di noi non è un essere isolato dal mondo, non è un puro atomo che se ne sta separato da tutti gli altri: al contrario, cerchiamo sempre amici perché, da soli, non ci sentiamo pienamente realizzati e vogliamo condividere le nostre sensazioni, le nostre gioie, i nostri pensieri con individui simili a noi, nella speranza di instaurare un rapporto di intimità che ci permetta di uscire dalla nostra individualità senza però – e qui sta la differenza fondamentale rispetto alla politica – mettere a rischio la nostra felicità. Rispetto all’amore o alla politica, che sconvolgono l’animo anziché confortarlo, l’amicizia sortisce un effetto del tutto tranquillizzante, in quanto essa, nella sua forma più alta, è – come aveva insegnato Aristotele – un rapporto fondamentalmente disinteressato, che instauriamo non in vista di secondi fini, ma per se stesso, per il piacere di coltivarlo
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La stessa scuola filosofica fondata da Epicuro si configura primariamente come una comunità di amici che, desiderosi di vivere felicemente, si interrogano sulle più grandi questioni filosofiche, ma al solo fine di poter coronare la loro amicizia con l’imperturbabilità dell’animo.

Diego Fusaro “Farmacia di Epicuro”

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