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Diogene il Cane dalle "Vite e dottrine..." di Diogene Laerzio

Diogene di Sinope: «Diceva che l’esercizio (áskesis) è di due tipi: l’uno dell’anima, l’altro del corpo. L’esercizio del corpo è quello mediante il quale, praticato in modo continuo, nascono pensieri che rendono facile il raggiungimento della virtù. D’altra parte, un tipo di esercizio è incompleto senza l’altro, poiché le buone condizioni e il vigore fanno parte dei requisiti opportuni tanto per l’anima quanto per il corpo. E in aggiunta adduceva anche prove del fatto che si perviene facilmente alla virtù grazie all’esercizio fisico. Notava, infatti, che anche nelle arti manuali e nelle altre gli artisti si procurano una abilità non indifferente grazie all’applicazione, che i suonatori di flauto e gli atleti eccellono grazie all continuo sforzo nella propria attività, e che costoro, se avessero trasferito l’esercizio anche all’anima, non si affannerebbero invano, senza frutto…»
da Diogene Laerzio, VI, 70.

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Diogene il Cane dalle "Vite e dottrine..." di Diogene Laerzio

Diogene il Cinico «…una volta, dopo avere notato un bambino che beveva con le mani, gettò via la ciotola dalla bisaccia, esclamando: “Un bambino mi ha vinto in fatto di semplicità”. Getto via anche il piatto cavo, per avere visto, parimenti, un bambino che, siccome aveva rotto il piatto, raccoglieva il suo passato di lenticchie con la parte concava di un pezzo di pane…»
da Diogene Laerzio “Vite e dottrine dei più celebri filosofi” VI. 37.

Diogene il Cane

Diogene il Cane… «Una volta, aveva chiesto a un tale di preoccuparsi di trovargli una casetta; e poiché quello tardava, prese come la casa la botte che stava nel Metroon, come egli stesso racconta nelle sue lettere. (…) Eppure era amato dagli Ateniesi. Quando un ragazzo ruppe la sua botte, lo coprirono di percosse, e a Diogene ne fornirono un’altra…»
da Diogene Laerzio “Vite e dottrine dei più celebri filosofi”

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Diogene nella sua “botte” in un dipinto di Sir Lawrence Alma Tadema