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Historia Plantarum John Ray

Z pewnością człowiek z natury nie został stworzony jako zwierzę mięsożerne i w ogóle nie jest uzbrojony do drapieżnego polowania, do czego służą ostre i spiczaste zęby, i zakrzywione szpony, zaostrzone w taki sposób, by mogły rozszarpywać i rozrywać, ale jest wyposażony w delikatne dłonie do zbierania owoców i warzyw oraz w zęby służące do ich żucia i jedzenia”.
John Ray “Historia Plantarum” (1686-1704)
 z “Bezkrwawej Rewolucji”

Epicurus Letter to Menoeceus

Epicuro a Meneceo: salve.

Nessuno, se è giovane, esiti a studiare filosofia, nè, se è vecchio, si stanchi di praticarla. Per nessuno, infatti, non è ancora il momento o non è più il momento per la salute dell’anima. Chi dice che non è ancora il momento opportuno per la filosofia, o che questo momento è ormai passato, assomiglia a chi dice che non è ancora giunto il momento per la felicità, o che non lo è più. Deve occuparsi della filosofia sia un giovane sia un vecchio: il primo perché invecchiando possa essere giovane nei beni in grazia di ciò che è stato, l’altro per essere al contempo giovane e anziano, in virtù della mancanza di paura di quanto deve avvenire in futuro. Dunque bisogna avere cura delle cause della felicità, se è vero, come è vero, che, quando essa è presente, abbiamo tutto, mentre, quando è assente, facciamo di tutto per poterla avere…

epicuro

…Allo stesso modo bisogna considerare che, tra i desideri alcuni sono naturali; altri, invece, vacui. E, tra i naturali alcuni sono necessari 1)↓, altri semplicemente naturali; e tra i necessari, a loro volta, alcuni sono necessari in vista della felicità, altri, invece, in vista della tranquillità del corpo senza turbamento, altri ancora in vista della vita stessa. Infatti, una infallibile considerazione di questi princìpi sa indirizzare ogni atto di scelta e di ripulsa verso la salute del corpo e l’imperturbabilità dell’anima, poiché questo è il fine, e il compimento del vivere beatamente.
 È per questo scopo, infatti, che noi facciamo tutto: per non soffrire né essere turbari dalla paura; in effetti, una volta che sia tale la nostra condizione, ogni tempesta dell’anima si quieta, perché il vivente non deve muovere verso qualcosa che ancora non ha, né cercare qualcos’altro grazie a cui realizzare pienamente il bene dell’anima e del corpo. Infatti abbiamo necessità di piacere, tutte le volte in cui soffriamo per il fatto che il piacere non è presente; tutte le volte in cui non soffriamo, non abbiamo bisogno del piacere. E per questo diciamo che il piacere è il principio e il fine del vivere in modo beato…
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1. «Epicuro ritiene naturali e necessari quei desideri che ci liberano dai dolori, come per esempio il bere quando si ha sete; naturali e non necessari quei desideri di cose che variano il piacere senza togliere i dolori, come per esempio i cibi raffinati; non naturali e non necessari come per esempio l’avere corone e statue in onore». “Vite…” X.149